Il Potere Nascosto delle Routine: Quando il Vincolo Diventa Libertà
Perché iniziare con le routine? La domanda non è da poco. Ma è proprio questa la domanda che ci si può porre quando si riconosce un bisogno ricorrente – e quindi mai veramente soddisfatto – e si cerca una risposta strutturale invece di soluzioni occasionali. Studiare con regolarità. Scrivere con costanza. Aggiornarsi professionalmente. Comunicare meglio. Sono bisogni comuni a molti, soprattutto a chi lavora in ambiti dove la conoscenza è strumento quotidiano. Ma come si fa a trasformare queste buone intenzioni in azioni concrete e durature? La risposta più immediata potrebbe essere: "Basta volerlo davvero." Ma chiunque abbia provato sa che la volontà, da sola, non basta. Si comincia con entusiasmo, si mantiene per qualche giorno, forse qualche settimana. E poi, gradualmente, si torna ai vecchi schemi. Si studia solo ogni tanto, magari in modo malsano, e poi niente per settimane. Si scrive quando capita, senza ritmo, senza continuità.
Francesco Gardona
11/17/20256 min leggere


Il Vincolo Come Soluzione
Come si fa a darsi una regolarità che non si riesce a mantenere spontaneamente nel tempo? La soluzione può sembrare paradossale: crearsi un vincolo. Qualcosa che obblighi a mettere in atto quel comportamento desiderato, che non lasci scampo alla pigrizia o alla procrastinazione.
E il vincolo più efficace può essere proprio una routine – uno schema comportamentale ripetitivo che, una volta instaurato, si mantiene quasi per inerzia. Ma perché proprio una routine? Perché non altri espedienti che si potrebbero trovare?
Prima di tutto, perché altri espedienti sono stati probabilmente già sperimentati e non hanno funzionato. L'agenda dove annotare gli impegni che poi non si rispettano. Le app di produttività che dopo un po' non si aprono più. I propositi di inizio anno che si dissolvono a febbraio.
Ma c'è una ragione più profonda: le routine hanno una forza particolare. Una forza che deriva dalla loro stessa natura e dalle caratteristiche che le distinguono da semplici buone intenzioni.
Che Cos'è una Routine?
Prima di esplorare questo potere, vale la pena chiedersi: che cos'è sostanzialmente una routine? Non è solo "qualcosa che si fa tutti i giorni". È qualcosa di più strutturato e più potente.
Una routine è uno schema comportamentale ripetitivo: un modello di azione prestabilito, uno stratagemma più o meno originale che permette di mettere ordine e di semplificare la quotidianità. È caratterizzata da ripetitività e rigidità, e tende a generare spontaneamente, quasi per forza propria.
Si pensi alle proprie routine quotidiane. La routine del mattino: svegliarsi, fare colazione in un certo modo, prepararsi secondo una certa sequenza. La routine della sera: cena, attività serali, preparazione per dormire. La routine quando si arriva in ufficio: accendere il computer, preparare il caffè, controllare le email in un ordine preciso.
O si pensi alla routine del viaggio in auto verso il lavoro: si ascolta sempre quel particolare podcast, quella specifica trasmissione radiofonica. Diventa un elemento talmente integrato nella quotidianità che quando manca – quando quella trasmissione non va in onda, quando quel podcast finisce – si sente che qualcosa si è interrotto. Lascia un alone di sentimento particolare, quasi di mancanza, di nostalgia addirittura.
Tanto è vero che anche in vacanza, spesso, si portano con sé le routine del tempo di lavoro. Non per masochismo, ma perché quelle sequenze di azioni sono diventate parte dell'identità, del modo di abitare il tempo.
Le Caratteristiche delle Routine
Le routine hanno differenti caratteristiche che ne determinano il potere. Comprendere queste caratteristiche permette di sfruttarle consapevolmente.
Possono essere personali o collettive. Una routine personale riguarda solo sé: il modo in cui ci si prepara al mattino, la sequenza con cui si affrontano i compiti lavorativi. Una routine collettiva coinvolge altre persone: la cena in famiglia a una certa ora, la riunione settimanale del team, il rito domenicale con gli amici.
Possono essere autogenerate o assimilate dall'esterno. Si creano da soli certe routine, consapevolmente, per soddisfare propri bisogni. Ma molte altre le si assorbe dall'ambiente: dalla famiglia di origine si apprendono certi modi di fare che poi, senza nemmeno accorgersene, si replicano nella propria famiglia attuale o nella propria relazione.
Possono essere consapevoli o inconsapevoli. A volte si sa benissimo di avere la necessità di compiere una certa sequenza di azioni tutti i giorni. Altre volte non ci si rende nemmeno conto di avere questa rigidità schematica di comportamento. È il partner, i familiari, i colleghi che lo fanno notare: "Ma tu fai sempre così!", e solo allora ci si accorge di quella routine invisibile.
E soprattutto, le routine possono essere finalizzate o prive di scopo. Questa è forse la distinzione più importante.
Routine Finalizzate vs. Routine Prive di Scopo
Tutte le routine hanno una funzione, o perlomeno l'hanno avuta in origine. Nascono proprio per cercare di mettere ordine alla complessità della quotidianità, per ridurre il carico cognitivo delle decisioni ripetitive, per creare prevedibilità e stabilità.
Spesso le routine nascono in modo collettivo, nella cerchia ristretta delle persone con cui si condivide la vita. E proprio per questo motivo sono vincolanti: difficile cambiare qualcosa in cui sono coinvolte altre persone. Si deve negoziare, spiegare, a volte affrontare resistenze.
Ma la funzione originaria, nel tempo, potrebbe essersi persa. Sono cambiate le condizioni, sono cambiate le persone attorno, sono cambiati i bisogni. Eppure si continua a mantenere quella routine per una sorta di automatismo che si fa fatica a interrompere. In questo caso la si può definire priva di scopo – non più finalizzata a nulla di rilevante, ma mantenuta per inerzia.
Le routine finalizzate, invece, sono quelle che mantengono una connessione chiara con un obiettivo consapevole e desiderato. Hanno uno scopo preciso: studiare con regolarità, scrivere costantemente, mantenersi in forma, coltivare relazioni importanti. E hanno anche, idealmente, una temporizzazione – un limite temporale definito, o almeno dei momenti di verifica e aggiustamento.
Sfruttare le Caratteristiche delle Routine
Comprendendo queste caratteristiche, si può progettare consapevolmente una routine per rispondere a bisogni specifici. Non si tratta di lasciarsi semplicemente trasportare da abitudini che si formano casualmente, ma di costruire deliberatamente vincoli produttivi.
Per esempio, se si vuole studiare con regolarità, scrivere con costanza, comunicare meglio, si può creare una routine che incorpori questi obiettivi. Ma come?
Innanzitutto, rendendola vincolante. Il vincolo può essere creato attraverso l'impegno con altre persone: se ci si impegna pubblicamente a essere presente tutti i giorni a un certo orario, per un certo appuntamento, diventa molto più difficile sottrarsi. La pressione sociale positiva – non nel senso di giudizio, ma nel senso di responsabilità verso altri – crea un incentivo potente.
In secondo luogo, dandole una finalità specifica e chiara. Non "voglio studiare di più" in generale, ma "voglio approfondire questi temi specifici e condividerli con altri". Non "dovrei scrivere", ma "scriverò per riorganizzare le mie idee e comunicarle meglio". La finalità chiara dà senso alla fatica della ripetizione.
Terzo, temporizzandola. La routine occupa uno spazio temporale definito: inizia a un certo orario, ha una durata prestabilita, si inserisce in una cornice temporale più ampia (per esempio, "tutti i giorni fino a giugno"). Questo la rende gestibile, non infinita e schiacciante.
Quarto, integrandola in un sistema più ampio di comunicazione o relazione. Se la routine diventa anche un modo per trovare nuove modalità comunicative, per interagire con persone che pongono quesiti e interrogativi interessanti, allora serve a molteplici scopi simultaneamente. Non è solo disciplina, è anche apertura, scambio, crescita relazionale.
Il Paradosso del Vincolo Liberante
Può sembrare paradossale: ci si vincola per liberarsi. Ci si impone una rigidità per acquisire una libertà. Ma è esattamente così che funzionano le routine finalizzate.
Il vincolo della routine quotidiana libera dalla tirannia delle decisioni ripetute. Non si deve più decidere ogni giorno se studiare o no, se scrivere o no. La decisione è già stata presa quando si è instaurata la routine. Ora si esegue, e basta.
Questo risparmio di energia decisionale – quella risorsa limitata che si esaurisce durante la giornata – permette di usare quella energia per cose più importanti. E allo stesso tempo, la ripetizione genera competenza: scrivendo tutti i giorni si scrive meglio, studiando regolarmente si comprende più profondamente.
La routine diventa così uno strumento di autocostruzione: non ci si limita a "fare qualcosa regolarmente", ma attraverso quella regolarità ci si trasforma. Si diventa qualcuno che studia, che scrive, che comunica – non occasionalmente, ma costitutivamente.
Conclusione: Routine Come Risposta
Perché iniziare con le routine? Perché quando si riconosce un bisogno ricorrente e mai veramente soddisfatto, la risposta non può essere una soluzione occasionale. Serve qualcosa di strutturale, qualcosa che si incorpori nel tessuto della quotidianità.
Le routine finalizzate sono questa risposta. Non sono catene che limitano, ma strutture che sostengono. Non sono rigidità che imprigionano, ma schemi che liberano dalla frammentazione e dall'inconsistenza.
Certo, richiedono un investimento iniziale di energia per essere instaurate. Richiedono disciplina nei primi giorni, quando la tentazione di saltare è forte. Ma una volta che la routine si è stabilizzata, una volta che è diventata parte del paesaggio quotidiano, si mantiene quasi da sola.
E allora quello che inizialmente sembrava un vincolo si rivela per quello che è davvero: una porta verso la libertà di diventare chi si vuole essere.
Quali routine finalizzate potrebbero rispondere ai propri bisogni ricorrenti? E quali routine prive di scopo potrebbero essere abbandonate per fare spazio a quelle nuove?
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