L'Arte di Gestire il Ruolo in Psicoterapia: Tra Sistemi e Relazioni
Cosa succede quando un terapeuta e un paziente si incontrano in una stanza? Come si costruisce quella particolare relazione che chiamiamo "terapeutica"? E cosa accade quando i confini del ruolo professionale diventano sfumati? Questo articolo esplora la gestione del ruolo terapeutico attraverso la lente della teoria dei sistemi, della sociologia e della comunicazione, mostrando come ogni interazione sia un delicato equilibrio di aspettative, significati e posizioni reciproche. Un viaggio che ci aiuta a comprendere non solo la relazione terapeutica, ma tutte le relazioni umane dove i ruoli contano.
Francesco Gardona
10/17/20258 min leggere
Il Mondo Come Sistema: Una Premessa Fondamentale
Prima di addentrarci nella complessità della relazione terapeutica, dobbiamo fare un passo indietro e comprendere come funziona il mondo secondo la teoria dei sistemi.
Un sistema è essenzialmente un insieme di elementi interconnessi tra loro e con l'ambiente esterno attraverso relazioni reciproche. Pensate al vostro corpo: non è solo un insieme di organi sparsi, ma un'organizzazione complessa in cui ogni parte influenza le altre. Lo stesso vale per una famiglia, un'organizzazione, o - come vedremo - una seduta di psicoterapia.
Hall e Fagen nel 1956 definirono un sistema come "un insieme di oggetti e di relazioni tra gli oggetti e tra i loro attributi". In questa definizione:
Gli oggetti sono i componenti del sistema
Gli attributi sono le proprietà di questi componenti
Le relazioni sono ciò che tiene insieme il tutto
Se consideriamo le persone come oggetti di un sistema, i loro attributi sono i comportamenti di comunicazione. Ogni volta che comunichiamo, stiamo mettendo in atto le relazioni che tengono in piedi il sistema.
L'Ambiente: Ciò Che Ci Circonda e Ci Influenza
L'ambiente di un sistema è tutto ciò che lo circonda e con cui può interagire. Ma ecco il punto cruciale: l'ambiente non è una realtà oggettiva "là fuori". È la matrice specifica in cui quel particolare sistema vive e si muove, quella porzione di mondo che il sistema stesso è in grado di percepire e con cui può interagire.
Sistemi Aperti e Chiusi: Il Paradosso dell'Identità
I sistemi viventi sono contemporaneamente:
Aperti: scambiano materiali, informazioni ed energia con l'ambiente
Chiusi: mantengono e costruiscono la propria identità attraverso confini definiti
Questo apparente paradosso è stato brillantemente risolto da Maturana e Varela con il concetto di autopoiesi (dal greco "auto-creazione"): i sistemi viventi hanno la capacità di "scegliere" i confini tra ciò che è "dentro" (il sé) e ciò che è "fuori", riproducendo costantemente la propria struttura e identità.
In altre parole, un sistema può descriversi solo attraverso i propri codici. Come scrisse Wittgenstein: "I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo".
L'Osservatore: Chi Guarda Cosa?
Qui arriviamo a un punto fondamentale: chi decide cosa è un sistema e cosa no? La risposta è: l'osservatore.
Non esiste una realtà sistemica "oggettiva" là fuori da scoprire. È l'osservatore che, attraverso le sue distinzioni, delimita una porzione di realtà e la considera come sistema. Questo è ciò che si chiama observer-dependance: la dipendenza dall'osservatore.
Ma c'è di più: anche l'osservatore stesso è un sistema che può essere osservato! Quando due psicologi discutono un caso clinico, ognuno è contemporaneamente un "sistema che osserva" e un "sistema osservato" dall'altro.
Questa prospettiva ha implicazioni profonde: qualsiasi osservazione dipende dalla configurazione cognitiva dell'osservatore, dalle sue conoscenze, dai suoi "occhiali mentali". Possiamo vedere solo ciò che i nostri codici mentali ci permettono di vedere.
Il Ruolo: Un Copione Sociale in Continua Riscrittura
Passiamo ora al cuore del nostro argomento: cos'è un ruolo?
In sociologia, quando parliamo di interazione sociale, intendiamo un processo in cui due o più persone agiscono reagendo reciprocamente alle azioni degli altri. Max Weber la definiva come un agire orientato al comportamento altrui secondo un senso intenzionale.
Un ruolo è l'insieme di comportamenti che un gruppo si aspetta da una persona che ne fa parte. È uno schema comunicativo che si apprende e si tende a seguire, ma attenzione: non è mai completamente fisso o predeterminato.
Come notano Bagnasco, Barbagli e Cavalli: "I ruoli sono schemi per l'interazione, ma il contenuto di un'interazione non può mai essere completamente compreso nella definizione dei ruoli".
Il Processo di Oggettivazione: Quando Diventiamo "Tipi"
Berger e Luckmann hanno descritto un processo affascinante e inquietante: attraverso l'interazione sociale, tendiamo a "tipizzare" le azioni proprie e altrui. Questa tipizzazione crea un senso oggettivo riconosciuto e condiviso.
Il risultato? Gli individui si identificano con queste tipizzazioni socialmente oggettivate, cessando di essere unici nel loro genere per diventare "tipi" intercambiabili negli ingranaggi della società. Come scrivono gli autori: "Il ruolo sostituisce il soggetto agente".
È un po' come quando diciamo "il medico", "l'insegnante", "il terapeuta" - stiamo evocando non solo una persona specifica, ma un insieme di aspettative standardizzate.
La Legittimazione: Quando il Ruolo Diventa "Reale"
Affinché un ruolo sia pienamente operativo, deve essere legittimato - cioè riconosciuto e considerato valido dalla società. Berger e Luckmann definiscono la legittimazione come il processo che rende il ruolo "oggettivamente accessibile e soggettivamente plausibile".
La legittimazione è una particolare forma di potere nella relazione, ciò che Max Weber chiamava Autorità o Potere Legittimo: relazioni in cui sono previsti diritti di dare ordini e doveri di obbedire, considerati legittimi da entrambe le parti.
Nella pratica terapeutica, la legittimazione è l'atto di riconoscere l'altro come valido e autentico. Si manifesta attraverso due dimensioni:
Status e Ruolo: Essere e Fare
Ralph Linton nel 1936 distinse tra:
Posizionamento di status: statico e simbolico, riconoscibile attraverso indicatori (laurea, studio, abbigliamento professionale)
Posizionamento di ruolo: dinamico e pragmatico, si muove sul piano concreto delle performance e delle azioni
Un terapeuta ha uno status (è laureato, specializzato, iscritto all'albo) ma deve anche agire il ruolo attraverso competenze concrete nella relazione.
La Metafora del Teatro: Goffman e la Gestione delle Impressioni
Erving Goffman ci ha regalato una delle metafore più potenti per comprendere le interazioni sociali: quella del teatro.
Nella vita quotidiana siamo tutti attori che tentano di gestire le impressioni che il pubblico (gli altri) genera su di noi. Trasmettiamo informazioni intenzionalmente, ma altre ci sfuggono al controllo, veicolando significati inattesi.
Gli Strumenti dell'Attore Sociale
Goffman identifica due modalità principali:
1. La Rappresentazione: l'attività dell'individuo durante la sua continua presenza di fronte a un particolare gruppo di osservatori
2. La Facciata: l'equipaggiamento standardizzato che l'individuo impiega (intenzionalmente o meno), composta da:
Ambientazione: la scena (mobili, decorazioni, equipaggiamento fisico)
Facciata personale: l'equipaggiamento espressivo che l'attore porta con sé
Apparenza: gli stimoli che manifestano status e condizione
Maniera: i segni usati per indicare una direzione nell'interazione
Ribalta e Retroscena
Cruciale è la distinzione tra:
Ribalta: dove si svolge la rappresentazione pubblica, dove alcuni aspetti vengono accentuati
Retroscena: dove l'attore può rilassarsi, abbandonare la facciata, smettere di recitare
Per un terapeuta, lo studio è la ribalta; i momenti privati, la supervisione, sono il retroscena dove può "uscire dal personaggio".
La Terapia Come Sistema Interattivo
Arriviamo finalmente alla stanza di terapia. Cosa succede quando terapeuta e paziente si incontrano?
Secondo la prospettiva interazionista, la terapia è un sistema interattivo in cui due sistemi (terapeuta e paziente) si osservano reciprocamente e costruiscono insieme significati. L'obiettivo è promuovere un cambiamento nella configurazione disfunzionale della realtà del paziente.
Questo sistema interattivo ha tre proprietà fondamentali:
1. Totalità
Ogni parte è in rapporto con le altre: qualunque cambiamento in una parte produce cambiamenti in tutto il sistema. Compito del terapeuta è modificare alcuni elementi del sistema "paziente" per promuovere un cambiamento globale.
2. Feedback (Retroazione)
Non si ragiona in termini di causa-effetto lineare, ma di correlazioni circolari complesse. Le azioni del terapeuta influenzano il paziente, che a sua volta influenza il terapeuta in un processo continuo.
3. Equifinalità
I risultati non dipendono tanto dalle condizioni iniziali quanto dalla natura del processo. Per il terapeuta è più utile lavorare su "come funziona il problema qui e ora" piuttosto che su "quali sono le origini là e allora".
I Cinque Assiomi della Comunicazione: Una Bussola per il Terapeuta
Paul Watzlawick e colleghi hanno formulato cinque assiomi della comunicazione che sono strumenti preziosi per comprendere e gestire la relazione terapeutica:
1. Non Si Può Non Comunicare
Anche il silenzio comunica. Anche l'assenza di azione è un'azione. Ogni comportamento in presenza di altri è comunicazione.
2. Contenuto e Relazione
Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto (cosa si dice) e uno di relazione (come lo si dice e cosa questo implica sul rapporto). Il secondo classifica il primo ed è metacomunicazione.
3. La Punteggiatura delle Sequenze
La natura di una relazione dipende da come i comunicanti "punteggiano" le sequenze: chi ha iniziato? Chi risponde a chi? Diversi modi di punteggiare creano diverse realtà relazionali.
4. Comunicazione Numerica e Analogica
Comunichiamo con le parole (modulo numerico: preciso ma povero per le relazioni) e con il linguaggio del corpo (modulo analogico: ricco di significato relazionale ma ambiguo).
5. Simmetria e Complementarità
Gli scambi sono simmetrici (basati sull'uguaglianza) o complementari (basati sulla differenza, come la relazione terapeuta-paziente).
Un Caso Pratico: Gestire l'Infatuazione del Paziente
Immaginiamo una situazione delicata ma non rara: un paziente sviluppa un'infatuazione per il proprio terapeuta. Come comprendere cosa è successo e come gestirlo?
Analisi Attraverso i Cinque Assiomi
Primo assioma: L'uso involontario della rappresentazione (un sorriso, un modo di vestire) ha indirizzato l'interazione in una direzione non intenzionale.
Secondo assioma: Un contenuto detto con intenzione terapeutica è stato interpretato erroneamente a livello relazionale, generando un feedback emotivo inatteso.
Terzo assioma: Una sequenza ridondante di scambi ha creato un'escalation perché il terapeuta non ha riconosciuto tempestivamente la dinamica.
Quarto assioma: L'uso prevalente del modulo analogico (contatto corporeo accidentale, sguardi, prossimità fisica) ha predominato sull'aspetto verbale.
Quinto assioma: L'interazione è scivolata verso la simmetria invece di mantenere la complementarità professionale, perdendo la differenziazione dei ruoli.
Strategie di Gestione
Come recuperare il ruolo professionale?
Sul primo assioma: Rivedere ogni elemento di rappresentazione e facciata. Analizzare l'ambiente dello studio, l'abbigliamento, i messaggi non intenzionali.
Sul secondo assioma: Ri-esaminare i contenuti della comunicazione e ridefinire esplicitamente la natura della relazione e gli obiettivi di ruolo.
Sul terzo assioma: Interrompere gli scambi comunicativi ridondanti e ambigui. Creare feedback negativo per attenuare l'infatuazione. Riorganizzare le sequenze verso il cambiamento terapeutico.
Sul quarto assioma: Spostare la comunicazione dal livello analogico a quello numerico. Aumentare la distanza prossemica, ridurre le interazioni corporee, diminuire l'intensità dello sguardo.
Sul quinto assioma: Ristabilire la complementarità attraverso un posizionamento "one-up" (superiore) o "one-down" (inferiore) secondo le esigenze, massimizzando le differenze di ruolo a livello interattivo e riacquisendo legittimazione.
La Distanza Prossemica: Lo Spazio Che Comunica
Edward Hall ha identificato quattro zone di distanza interpersonale:
Zona intima (0-45 cm): riservata a relazioni molto strette
Zona personale (45-120 cm): per amici e conoscenti
Zona sociale (120-360 cm): per interazioni professionali
Zona pubblica (oltre 360 cm): per discorsi pubblici
Un terapeuta deve essere consapevole di questi confini spaziali e mantenersi nella zona sociale o, al massimo, personale, evitando sconfinamenti nella zona intima che possono veicolare messaggi relazionali inappropriati.
La Complessità del Ruolo Terapeutico
Gestire il ruolo terapeutico significa:
Mantenere la consapevolezza sistemica: riconoscere che ogni azione ha effetti circolari sul sistema
Curare la facciata professionale: dall'ambiente fisico alla comunicazione non verbale
Monitorare costantemente la relazione: distinguere contenuto e aspetto relazionale
Mantenere la complementarità: preservare la differenza di ruolo che rende possibile il cambiamento
Essere riflessivi: osservare se stessi mentre si osserva l'altro
Non si tratta di essere freddi o distanti, ma di costruire una cornice professionale chiara entro cui può svilupparsi un'alleanza terapeutica autentica e sicura.
Conclusione: Il Ruolo Come Danza Consapevole
Il ruolo terapeutico non è una maschera rigida da indossare, ma una danza consapevole tra struttura e flessibilità. Richiede:
La solidità della legittimazione (status e competenze)
La fluidità dell'adattamento alle situazioni specifiche
La chiarezza dei confini professionali
L'autenticità nella relazione
La metafora teatrale di Goffman ci ricorda che tutti recitiamo ruoli nella vita sociale, ma il ruolo del terapeuta ha una peculiarità: deve essere consapevolmente gestito per creare uno spazio sicuro di trasformazione per l'altro.
Comprendere i sistemi, le dinamiche relazionali, i processi comunicativi non è solo un esercizio teorico: è ciò che permette ai professionisti della salute mentale di navigare la complessità delle relazioni umane senza perdere la bussola, mantenendo quell'equilibrio delicato tra vicinanza e distanza, coinvolgimento e professionalità, che rende possibile il cambiamento terapeutico.
In fondo, come scrisse Kierkegaard: "L'uomo non è semplicemente un individuo; è un individuo che gioca un ruolo". La differenza sta nella consapevolezza con cui questo ruolo viene giocato.
Bibliografia
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