Mediazione linguistico-culturale e tutela delle persone sopravvissute alla violenza: cosa fare e cosa evitare
Quando si lavora con persone sopravvissute alla violenza di genere, la mediazione linguistico-culturale non può essere considerata soltanto un’attività di traduzione. Ogni parola trasmessa, ogni gesto compiuto, ogni silenzio interpretato può influenzare la fiducia di persone che vivono una condizione di estrema vulnerabilità. Il mediatore linguistico-culturale diventa garante di una comunicazione chiara, sicura e rispettosa, contribuendo alla protezione di chi si affida ai servizi. Per svolgere questo ruolo nel modo più efficace e responsabile possibile, è essenziale comprendere quali comportamenti adottare e quali invece evitare. Esiste infatti una distinzione netta tra ciò che contribuisce a proteggere la persona assistita e ciò che potrebbe metterne a rischio sicurezza, benessere e dignità.
Francesco Gardona
11/26/20253 min leggere
Comportamenti da adottare con rigore professionale
Il primo dovere del mediatore consiste nell’interpretare fedelmente tutto ciò che viene detto, senza omissioni o modifiche del significato. La trasparenza è fondamentale per mantenere un rapporto di fiducia tra la persona sopravvissuta e gli operatori dei servizi coinvolti nella presa in carico.
Quando si verificano difficoltà di comprensione, è necessario fermarsi, chiedere chiarimenti e garantire l’accuratezza della comunicazione. Allo stesso tempo, la mediazione culturale implica la capacità di spiegare pratiche, riferimenti o atteggiamenti che potrebbero non essere immediatamente comprensibili all’altra parte. Il mediatore contribuisce così a evitare malintesi e possibili giudizi errati sulla persona assistita o sulle sue azioni.
È importante anche mantenere un atteggiamento professionale e neutrale, curando un aspetto decoroso e una comunicazione misurata. Qualora venisse utilizzato un linguaggio offensivo o discriminatorio, il mediatore ha la responsabilità di evidenziarlo e accertarsi che vi sia consapevolezza del suo impatto prima di procedere con la traduzione. Se l’atteggiamento persiste, deve essere segnalato ai referenti competenti. Cosa fare e cosa non fare nella…
L’utilizzo di glossari e materiali di riferimento, soprattutto quando si trattano argomenti complessi come la violenza di genere o l’assistenza sanitaria, rappresenta un elemento importante di qualità e accuratezza.
Comportamenti da evitare per non arrecare danno
Ci sono azioni che il mediatore deve rigorosamente evitare, anche quando mosse da buone intenzioni. Non è tollerabile accettare confidenze che non debbano essere tradotte, poiché il mediatore non è depositario privato di informazioni ma strumento di comunicazione trasparente.
Parimenti, non deve accettare incarichi per i quali non è sufficientemente qualificato o in cui esiste un conflitto di interessi, come nel caso di coinvolgimento di persone a lui troppo vicine. Cosa fare e cosa non fare nella…
La riservatezza deve essere assoluta: nulla di ciò che viene appreso nello svolgimento della mediazione può essere divulgato. Ogni informazione che trapela al di fuori del contesto previsto può esporre la persona sopravvissuta a rischi ulteriori.
È vietato utilizzare la propria posizione per ottenere vantaggi personali, economici, relazionali o di altra natura. È altrettanto inappropriato esprimere opinioni personali o lasciar trasparire emozioni e giudizi sul racconto della persona assistita.
Il confine professionale deve essere mantenuto in ogni momento: il mediatore non può stabilire relazioni personali con i soggetti assistiti né intraprendere conversazioni separate prive di interpretazione.
Codice di condotta: un riferimento etico per la professione
L’importanza di un comportamento etico rigoroso è riconosciuta anche nei codici di condotta specificamente rivolti ai mediatori linguistico-culturali. Questi documenti definiscono i principi generali e professionali della professione, affermando la necessità di:
agire con integrità
promuovere il benessere delle persone migranti e rifugiate
facilitare l’accesso equo ai servizi
mantenere imparzialità e riservatezza in ogni fase del lavoro
riconoscere e dichiarare eventuali conflitti di interesse
garantire costante aggiornamento professionale
Il codice di condotta ricorda inoltre che il ruolo del mediatore è strettamente connesso al contesto in cui opera e che, di conseguenza, pratiche e responsabilità possono variare. Ciò rende ancora più essenziale una formazione continua, capace di adattarsi ai cambiamenti sociali, culturali e normativi. Cosa fare e cosa non fare nella…
Conclusione
Essere mediatore linguistico-culturale significa assumere quotidianamente un impegno nei confronti dei diritti e della dignità delle persone che si trovano in situazioni complesse e vulnerabili. La precisione linguistica non basta: è necessario un comportamento etico forte, una costante attenzione alla relazione e un profondo rispetto della persona assistita.
Ogni parola tradotta può contribuire al percorso di protezione, cura e ripresa della persona sopravvissuta alla violenza. Ogni errore, al contrario, può amplificarne il rischio e minare la fiducia nei servizi. Curare il proprio operato significa quindi proteggere, anche nei dettagli più piccoli.
Bibliografia
Cosa fare e cosa non fare nella mediazione linguistica e culturale. Cosa fare e cosa non fare nella…
Castiglioni, I. (2013). La mediazione linguistico-culturale: principi, strategie, esperienze. FrancoAngeli.
OIM, UNHCR, UNICEF (2020). Come fornire un primo supporto alle persone sopravvissute a violenza di genere.
International Medical Interpreters Association (2008). Code of Ethics for Medical Interpreters.
Pokorn, N. K., & Mikolič Južnič, T. (2020). Community interpreters versus intercultural mediators. Translation and Interpreting Studies.
National Council on Interpreting in Health Care (2004). National Standards of Practice for Interpreters in Health Care.
