Quando Non Si Può Scegliere: Decisioni Inevitabili, Istintive ed Estreme
Non tutte le decisioni sono uguali. Alcune si prendono dopo attenta riflessione, valutando pro e contro. Ma altre? Altre vengono imposte dalle circostanze, scattano automaticamente senza pensiero, o ci costringono a scegliere tra alternative così radicali da togliere il respiro. Dopo aver esplorato le decisioni critiche, difficili e complesse, è tempo di concludere questa panoramica sulle tipologie decisionali con tre categorie particolari: quelle in cui il margine di scelta si riduce drasticamente o scompare del tutto. Sono le decisioni inevitabili, istintive ed estreme – situazioni in cui si è spinti, trascinati, obbligati a decidere in modi che sfuggono al controllo consapevole.
Francesco Gardona
11/13/20256 min leggere
Le Decisioni Inevitabili: L'Imbuto Senza Uscita
Le decisioni inevitabili sono forse le più frustranti: decisioni prese in condizioni che obbligano a scelte non desiderate o ritenute sbagliate. Non è la persona a decidere effettivamente cosa fare, ma sono le circostanze. Il soggetto si trova sottoposto al peso dell'ineluttabile, dell'inevitabile.
Si pensi alle decisioni organizzative in ambito lavorativo. Ci si trova inseriti in un'azienda che prende decisioni di cui non si condividono le premesse né le conseguenze, ma si è costretti – proprio perché inseriti in quella struttura – ad accettarle, a subirle sostanzialmente. Si può dissentire, protestare, ma alla fine ci si deve adeguare o andarsene. E spesso andarsene non è un'opzione realistica.
O si pensi alle decisioni prese durante la pandemia di COVID-19 da enti superiori come lo stato. Indipendentemente dal merito della bontà o meno di quelle decisioni, ci si è trovati costretti ad accettarle. Lockdown, restrizioni, obblighi: decisioni che impattavano profondamente sulla vita quotidiana ma su cui non si aveva alcun potere decisionale diretto.
In dimensioni più ridotte, si osservi la condizione dei bambini o dei ragazzi di fronte alle decisioni genitoriali. Dal loro punto di vista, molte scelte vengono vissute come inevitabili: "Andiamo in vacanza lì, volente o nolente ci vai." Il bambino non sceglie dove trascorrere le vacanze, con chi, per quanto tempo. Subisce decisioni prese da altri.
Queste sono, di fatto, non-decisioni dal punto di vista di chi le vive. Ci si trova in un imbuto dal quale è difficile, spesso impossibile sfuggire. Si può provare con proteste o capricci, ma la sostanza non cambia: la scelta è già stata fatta da altri.
Il carico emotivo di queste situazioni è pesante. Le decisioni inevitabili portano con sé frustrazione e rabbia – il senso di impotenza di chi subisce senza poter determinare il proprio destino. E questa frustrazione può accumularsi nel tempo, generando risentimento, disaffezione, senso di alienazione.
Le Decisioni Istintive: L'Automatismo Emotivo
Il termine "decisioni istintive" è comune ma, a ben guardare, non del tutto corretto. Istintivo rimanda a qualcosa di biologicamente determinato, innato. Ma le decisioni che vengono definite istintive sono in realtà automatizzate: schemi fissi precostituiti, canali preferenziali di scelta che si attivano rapidamente, senza passare attraverso processi deliberativi consapevoli.
Queste modalità decisionali non sono innate. Sono state apprese nel tempo, magari assorbite durante la crescita nel contesto familiare, scolastico, relazionale. Sono state sperimentate, hanno dato certi risultati, e gradualmente si sono trasformate in risposte automatiche.
Non si tratta di scelte originali, creative. Sono riproduzioni di comportamenti passati, seguono quello che viene chiamato pensiero meccanico o riproduttivo – esattamente ciò che si cerca di superare quando si parla di problem solving o di creatività.
In queste decisioni automatizzate, l'emotività è pesantemente coinvolta. L'emozione non è un sottofondo, è la guida principale. E spesso si tratta di emozioni intense, negative: rabbia, paura, frustrazione.
Si consideri l'uso dell'aggressività o addirittura della violenza fisica in certe situazioni di conflitto. Una rissa che esplode per futili motivi in ambito sportivo, ma non solo. L'uso della violenza viene spesso descritto come un tentativo di "spegnere il conflitto" – come se fosse l'arma nucleare che risolve tutto. Ma è, in realtà, una soluzione appresa: si è visto che in certi contesti relazionali l'aggressività può essere "vantaggiosa" (nel senso che fa cessare temporaneamente l'opposizione altrui), e questa modalità si è trasformata in decisione automatizzata.
Il problema delle decisioni istintive è duplice. Da un lato, la loro rapidità: scattano così velocemente che quando ci si rende conto di cosa si è fatto, è già tardi. Dall'altro, la loro rigidità: sono schemi fissi, non si adattano alle specificità della situazione. Si reagisce sempre allo stesso modo, anche quando quella modalità è palesemente disfunzionale.
Le Decisioni Estreme: Tra Bianco e Nero, Senza Sfumature
Le decisioni estreme sono situazioni rare in cui si è costretti a scegliere tra alternative radicali, spesso dicotomiche, spesso drammatiche. Bianco o nero. Vita o morte. Nessuna via di mezzo.
Sono simili, per certi versi, alle decisioni critiche – quelle caratterizzate da urgenza e gravità delle conseguenze. Ma le decisioni estreme hanno un carico emotivo e un impatto relazionale e sociale molto più importante. Non sono solo difficili o urgenti: sono laceranti.
Anche qui il COVID-19 offre esempi tragicamente chiari. Nelle corsie degli ospedali, soprattutto nei momenti di maggiore emergenza, con la carenza di posti in terapia intensiva, i medici si sono trovati a dover stabilire priorità tra pazienti con diversi livelli di gravità. Non propriamente una "selezione" – il termine è troppo carico di echi storici terribili – ma comunque una scelta su chi curare per primo quando non ci sono risorse per tutti simultaneamente. Una decisione estrema, dovuta alle contingenze, che non consente di fare ciò che si vorrebbe in senso ampio e costringe a scegliere in modo dicotomico.
In dimensioni meno drammatiche ma comunque significative, si possono considerare decisioni come l'apertura o la chiusura di un'attività professionale o commerciale. Quando le circostanze sono tali che non ci sono soluzioni intermedie, quando è "o tutto o niente", ci si trova di fronte a una decisione estrema.
E poi ci sono le decisioni estreme per eccellenza, quelle che appartengono alla storia e alla politica: diplomazia o guerra. Trattativa o conflitto armato. O, nel caso estremo assoluto, vita o morte.
Queste decisioni sono caratterizzate da un senso di inevitabilità drammatica. Non si sceglie tra opzioni più o meno desiderabili – si sceglie tra opzioni entrambe inaccettabili, o tra un'opzione desiderabile e un'alternativa catastrofica. E spesso si ha la sensazione che qualsiasi scelta si faccia, qualcosa di prezioso andrà perduto.
Il Filo Rosso: La Riduzione della Libertà Decisionale
Cosa accomuna queste tre tipologie di decisioni? La progressiva riduzione o scomparsa della libertà decisionale.
Nelle decisioni inevitabili, la libertà è negata dalle circostanze esterne: altri decidono per noi, o le condizioni ci costringono in un'unica direzione possibile.
Nelle decisioni istintive, la libertà è ridotta dai nostri stessi automatismi interni: reagiamo secondo schemi precostituiti, guidati dall'emozione, senza passare attraverso la riflessione consapevole.
Nelle decisioni estreme, la libertà è schiacciata dalla radicalità delle alternative: si può scegliere, sì, ma solo tra opzioni tanto drastiche da rendere la scelta un dramma.
In tutti e tre i casi, si sperimenta quella che potremmo chiamare la costrizione decisionale: il sentirsi spinti, trascinati, obbligati verso certe scelte. E con questa costrizione viene spesso un carico emotivo pesante: frustrazione, rabbia, paura, senso di impotenza.
Riconoscere i Propri Imbuti Decisionali
Comprendere queste tipologie di decisioni non è solo un esercizio intellettuale. Ha implicazioni pratiche importanti per la propria vita.
Riconoscere quando ci si trova in una decisione inevitabile può aiutare a gestire meglio la frustrazione. Non è colpa propria se non si ha margine di scelta. Protestare può essere necessario per mantenere la propria integrità morale, ma sapere che certe battaglie non sono vincibili può evitare di sprecare energie in direzioni inutili.
Identificare le proprie decisioni istintive – quegli automatismi emotivi che scattano senza pensiero – può essere il primo passo per modificarli. Se ci si accorge che si reagisce sempre allo stesso modo in certe situazioni, che quella reazione è appresa e non innata, allora si può lavorare per sviluppare risposte alternative, più funzionali.
E prepararsi mentalmente alla possibilità di decisioni estreme – anche se si spera di non doverle mai affrontare – può fare la differenza quando si presentano. Avere chiari i propri valori fondamentali, sapere cosa si è disposti a sacrificare e cosa no, può dare una bussola quando tutto sembra bianco o nero senza sfumature.
Conclusione: Non Sempre Si Può Scegliere Liberamente
La vita sarebbe più semplice se ogni decisione fosse il risultato di una riflessione ponderata, di un'analisi razionale di opzioni tra cui scegliere liberamente. Ma la realtà è più complessa.
A volte le circostanze scelgono per noi. A volte i nostri automatismi emotivi decidono prima che la parte consapevole abbia il tempo di intervenire. A volte le alternative sono così radicali che qualsiasi scelta sembra impossibile.
Riconoscere queste situazioni – le decisioni inevitabili, istintive ed estreme – non significa arrendersi passivamente. Significa capire la natura della situazione in cui ci si trova, per poter agire nel modo più consapevole possibile, anche quando i margini di manovra sono ridotti o nulli.
Perché anche nell'imbuto più stretto, anche quando si reagisce automaticamente, anche di fronte alle alternative più drammatiche, resta sempre almeno una scelta: come si vive interiormente quella condizione. E questa, forse, è l'unica libertà che nessuna circostanza può davvero togliere.
Quali decisioni inevitabili si stanno subendo in questo momento? Quali automatismi istintivi guidano le reazioni in certe situazioni? E se dovesse arrivare una decisione estrema, si saprebbe quali valori guiderebbero la scelta?
Bibliografia
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