Quando Si Smette di Cercare la Via di Fuga: L'Impotenza Appresa
Cosa accade quando si sperimenta ripetutamente l'impossibilità di sfuggire a situazioni spiacevoli? Quando ogni tentativo di cambiare le cose sembra inutile? La risposta viene da un altro esperimento della psicologia del Novecento, che ha dato un nome a una condizione psicologica fin troppo comune: l'impotenza appresa.
Francesco Gardona
11/9/20256 min leggere


L'Esperimento di Seligman: Due Gabbie, Due Destini
Negli anni '70, lo psicologo Martin Seligman condusse una serie di esperimenti che avrebbero rivoluzionato la comprensione di fenomeni come la depressione e la perdita di motivazione. Come nell'esperimento di Pavlov discusso precedentemente, anche questi studi coinvolsero animali in condizioni che oggi sarebbero considerate eticamente inaccettabili. Tuttavia, le scoperte che ne derivarono hanno avuto un impatto duraturo sulla psicologia clinica.
L'allestimento sperimentale era apparentemente semplice. Un gruppo di cani venne diviso in due sottogruppi, posti in ambienti diversi. Entrambi i gruppi venivano sottoposti a stimoli avversivi – scosse elettriche sgradevoli, somministrate in modo casuale.
Ma c'era una differenza cruciale:
Il primo gruppo non aveva alcuna possibilità di sfuggire agli stimoli. Doveva semplicemente subirli, senza poter fare nulla per evitarli o interromperli.
Il secondo gruppo aveva una via d'uscita: premendo un pulsante, poteva aprire una porta e fuggire dall'ambiente in cui riceveva le scosse. E questi cani imparavano rapidamente a utilizzare questa possibilità.
Fin qui, nulla di sorprendente. Ma quello che accadde dopo fu rivelatorio.
La Scoperta: Quando Si Smette di Cercare
Dopo questa prima fase, entrambi i gruppi vennero posti nello stesso ambiente – quello con la possibilità di fuga. Tutti i cani avevano ora la stessa opportunità: esplorare l'ambiente, scoprire il pulsante, fuggire dagli stimoli avversi.
Ma il comportamento dei due gruppi fu radicalmente diverso:
I cani del secondo gruppo (quelli che avevano sempre avuto una via di fuga) continuavano a cercare attivamente la soluzione, esploravano, trovavano il pulsante, scappavano.
I cani del primo gruppo (quelli che inizialmente non avevano avuto possibilità di fuga) non cercavano nemmeno. Nonostante ora ci fosse una via d'uscita, nonostante avessero teoricamente la possibilità di esplorare e scoprirla, rimanevano passivi. Manifestavano una sorta di accettazione rassegnata della loro condizione.
Era come se avessero interiorizzato l'idea: "Non ho il controllo. Non posso fare nulla per cambiare la situazione. Ogni sforzo è inutile." E questa convinzione impediva loro di agire, anche quando le circostanze erano cambiate e l'azione sarebbe stata efficace.
Seligman chiamò questo fenomeno impotenza appresa (learned helplessness): l'idea di non avere controllo, appresa attraverso l'esperienza ripetuta di impotenza, diventa così radicata da impedire qualsiasi tentativo di cambiare la situazione, anche quando il cambiamento diventerebbe possibile.
I Sintomi dell'Impotenza Appresa
L'impotenza appresa non è solo un fenomeno da laboratorio che riguarda animali in gabbia. È una condizione psicologica che può svilupparsi in chiunque, attraverso esperienze ripetute di mancanza di controllo. E i suoi sintomi sono fin troppo riconoscibili:
Bassa Motivazione
Una marcata riduzione della motivazione a cercare soluzioni. "A che serve provarci? Tanto non cambia nulla." La ricerca attiva di alternative viene sostituita dalla passività rassegnata.
Stati Emotivi Negativi
Paura, ansia, o sintomi di tipo depressivo. L'impotenza appresa è infatti considerata uno dei modelli esplicativi della depressione: quando si crede di non avere alcun controllo sulla propria vita, lo stato d'animo si deteriora progressivamente.
Percezione Negativa della Realtà
Una tendenza a considerare le cose attorno a sé non come opportunità potenziali, ma come possibili portatori di avversità. Il mondo viene visto attraverso una lente pessimistica: "Probabilmente andrà male comunque."
Autocommiserazione
Una tendenza all'autocommiserazione e alla convinzione che "il mondo sia un posto difficile da vivere e tendenzialmente ostile nei propri confronti." Non si è vittime di circostanze specifiche, ma vittime in generale.
Il Locus of Control: Interno vs. Esterno
L'impotenza appresa si collega strettamente al concetto di locus of control – letteralmente, il "luogo del controllo".
Le persone con un locus of control interno credono di poter incidere sull'ambiente, di avere un certo grado di controllo sugli eventi della propria vita. Vedono una connessione tra le proprie azioni e i risultati che ottengono.
Le persone con un locus of control esterno credono invece che il controllo sia esterno a loro: gli eventi sono determinati dal caso, dal destino, da forze al di fuori del proprio potere. Non si può sostanzialmente "incidere sull'ambiente per modificarlo a proprio beneficio."
L'impotenza appresa sposta progressivamente il locus of control da interno a esterno. Si smette di credere che le proprie azioni possano fare la differenza.
Come Si Sviluppa l'Impotenza Appresa
L'impotenza appresa non si sviluppa da un giorno all'altro. È il risultato di esperienze ripetute nel tempo in contesti dove non esiste "un sistema premiante chiaro" – quella "via di fuga" che nell'esperimento di Seligman permetteva ai cani di evitare le scosse.
Può svilupparsi in diversi contesti:
In Famiglia
Quando si vive in un ambiente dove i criteri di valutazione sono arbitrari, dove le "punizioni" arrivano in modo imprevedibile, dove non è chiaro cosa ci si aspetta. Il messaggio implicito diventa: "Qualsiasi cosa faccia, va male comunque."
A Scuola
Quando il sistema valutativo è percepito come ingiusto, arbitrario, quando gli sforzi non sembrano correlati ai risultati. "Studio o non studio, tanto il voto è sempre quello." L'impegno perde significato.
Al Lavoro
Quando i metodi punitivi sono "piuttosto altalenanti", quando non è chiaro quali siano i criteri di valutazione applicati ai comportamenti. Quando le promozioni sembrano dipendere da fattori arbitrari piuttosto che dal merito. "Perché impegnarsi, se tanto non fa differenza?"
Nelle Relazioni
Quando ci si sente costantemente inadeguati indipendentemente da ciò che si fa, quando qualsiasi tentativo di migliorare la relazione sembra fallire. "Qualsiasi cosa faccia, non ha senso."
Il Circolo Vizioso della Conferma
Una volta sviluppata, l'impotenza appresa tende ad auto-perpetuarsi attraverso un meccanismo insidioso: la selezione percettiva.
Si comincia a notare preferenzialmente le esperienze che confermano l'idea che ci si è fatti: "Visto? Anche stavolta è andata male." Si può anche non rendersi conto di tutte le volte in cui si è avuto successo, perché ormai sono "sempre più significative ed evidenti le occasioni che possono confermare l'idea che ci si è fatti di sé e del mondo."
È un circolo vizioso: l'impotenza appresa genera passività, la passività riduce le probabilità di successo, l'assenza di successi conferma l'impotenza appresa.
Non È "Indole": È Appresa (E Può Essere Disimparata)
Forse l'intuizione più importante che deriva dall'esperimento di Seligman è questa: l'autostima e il senso di efficacia individuale non sono una "indole" o qualcosa che nasce biologicamente determinata.
Sono profondamente condizionati dall'ambiente, dalle esperienze che si attraversano, dai contesti in cui si vive. I cani del primo gruppo non erano "nati" rassegnati o passivi. Lo sono diventati attraverso l'esperienza ripetuta di non avere controllo.
E questo significa che l'impotenza appresa, proprio perché è appresa, può essere anche disimparata. Non facilmente, certo. Come nota il testo originale, questa convinzione "si sviluppa nel tempo ed è difficile da sradicare." Ma possibile.
Vie di Uscita dall'Impotenza Appresa
Se l'impotenza si apprende attraverso esperienze ripetute di mancanza di controllo, allora può essere contrastata attraverso esperienze ripetute di efficacia, di connessione tra azione e risultato.
Alcune strategie:
Identificare Aree di Controllo Reale
Anche nelle situazioni più difficili, ci sono sempre alcune aree dove si ha un certo grado di controllo. Identificarle e agire su di esse, anche in piccolo, può cominciare a spostare il locus of control verso l'interno.
Sperimentare Piccoli Successi
Non serve cambiare tutto immediatamente. Piccole azioni che producono risultati visibili possono cominciare a ricalibrare la percezione: "A volte, quello che faccio fa differenza."
Riconoscere i Successi Passati
Contrastare la selezione percettiva negativa prestando deliberatamente attenzione alle volte in cui le cose sono andate bene, in cui l'azione ha prodotto risultati positivi.
Cercare Contesti con "Vie di Fuga" Chiare
Quando possibile, allontanarsi da ambienti dove i criteri valutativi sono arbitrari e cercare contesti dove esiste una connessione più chiara tra azione e conseguenze.
Supporto Terapeutico
Nei casi più radicati, un percorso terapeutico può aiutare a decostruire le convinzioni di impotenza e ricostruire un senso di efficacia personale.
La Responsabilità dei Contesti
Ma c'è anche un'altra lezione cruciale dall'esperimento di Seligman: i contesti hanno una responsabilità enorme nella generazione o nella prevenzione dell'impotenza appresa.
Famiglie, scuole, luoghi di lavoro, organizzazioni: tutti questi contesti possono strutturarsi in modi che:
Generano impotenza: attraverso criteri arbitrari, punizioni imprevedibili, mancanza di connessione tra sforzo e risultato
Promuovono efficacia: attraverso sistemi premianti chiari, feedback coerenti, opportunità di vedere la connessione tra le proprie azioni e i risultati
Chi ha responsabilità educative o organizzative dovrebbe chiedersi: "Sto creando un contesto che permette alle persone di vedere che le loro azioni fanno differenza? O sto, involontariamente, insegnando impotenza?"
Conclusione: La Gabbia Invisibile
I cani del primo gruppo nell'esperimento di Seligman rimanevano nella gabbia anche quando la porta era aperta. Non perché fossero stupidi o pigri, ma perché avevano appreso che cercare non serviva a nulla.
Quante persone vivono in gabbie invisibili simili? Quante rimangono in situazioni difficili non perché non ci sia realmente via d'uscita, ma perché hanno appreso a non cercarla più? Quante hanno smesso di provare perché l'esperienza passata ha insegnato loro che "tanto non serve a nulla"?
L'impotenza appresa è una delle condizioni psicologiche più paralizzanti proprio perché diventa una profezia che si autoavvera: si smette di cercare soluzioni, quindi non si trovano soluzioni, quindi si conferma che non ci sono soluzioni.
Ma riconoscere il meccanismo è il primo passo per uscirne. Capire che l'impotenza non è una caratteristica innata ma una risposta appresa a circostanze specifiche può aprire uno spiraglio: se è stata appresa, può essere anche disimparata.
La porta della gabbia potrebbe essere già aperta. Vale la pena verificare.
In quali aree della propria vita si sperimenta impotenza appresa? Dove si è smesso di cercare soluzioni perché si è convinti che "tanto non serve"? E se quella convinzione fosse basata su esperienze passate che non riflettono più la realtà presente?
Bibliografia
Abramson, L.Y., Seligman, M.E.P., & Teasdale, J.D. (1978). Learned helplessness in humans: Critique and reformulation. Journal of Abnormal Psychology, 87(1), 49-74.
Berger, P.L., & Luckmann, T. (1969). La realtà come costruzione sociale. Il Mulino.
Gergen, K., & McNamee, S. (1998). La terapia come costruzione sociale. Franco Angeli.
Maier, S.F., & Seligman, M.E.P. (1976). Learned helplessness: Theory and evidence. Journal of Experimental Psychology: General, 105(1), 3-46.
Rotter, J.B. (1966). Generalized expectancies for internal versus external control of reinforcement. Psychological Monographs: General and Applied, 80(1), 1-28.
Salvini, A. (1998). Psicologia Clinica. Upsel.
Seligman, M.E.P. (1975). Helplessness: On Depression, Development, and Death. W.H. Freeman.
Seligman, M.E.P., & Maier, S.F. (1967). Failure to escape traumatic shock. Journal of Experimental Psychology, 74(1), 1-9.
Watzlawick, P. (1988). La realtà inventata. Feltrinelli.
