Tra Cerchio ed Ellisse: Quando l'Ambiguità Paralizza

Cosa accade quando non si riesce a comprendere cosa ci viene richiesto? Quando le istruzioni sono contraddittorie, le aspettative poco chiare, i messaggi ambigui? La risposta viene da un esperimento crudele condotto oltre un secolo fa, ma le sue implicazioni riguardano la quotidianità di chiunque.

Francesco Gardona

11/8/20256 min leggere

L'Esperimento di Pavlov: Oltre il Riflesso Condizionato

Ivan Pavlov era un fisiologo russo della fine dell'Ottocento, diventato celebre per i suoi studi sul riflesso condizionato. L'esperimento più noto è semplice: associando ripetutamente la somministrazione del cibo a uno stimolo neutro (un suono, una luce), si riesce a far sì che il cane cominci a salivare al solo presentarsi dello stimolo, anche in assenza di cibo.

È il principio del condizionamento: a un determinato stimolo corrisponde una risposta fissa, "condizionata" attraverso l'associazione ripetuta. Un meccanismo che, per quanto scoperto attraverso esperimenti oggi considerati eticamente discutibili, ha aperto la strada alla comprensione di molti processi di apprendimento.

Ma Pavlov non si fermò qui. Volle spingere oltre, testare i limiti della capacità di discriminazione degli animali.

Tra Cerchio ed Ellisse: L'Ambiguità Sperimentale

In una serie di esperimenti successivi, Pavlov cercò di insegnare ai cani a discriminare tra due figure geometriche: un cerchio e un'ellisse. Attraverso un sistema di premi (per la risposta corretta) e punizioni – piccole scosse elettriche per quella sbagliata – i cani imparavano a distinguere le due forme.

Fin qui, tutto funzionava. I cani erano capaci di apprendere la distinzione.

Ma poi Pavlov fece qualcosa di interessante e crudele: cominciò a modificare gradualmente le immagini, trasformando il cerchio in una forma sempre più simile all'ellisse, fino a renderle praticamente indistinguibili.

I cani si trovarono di fronte all'impossibilità della scelta. Non riuscivano più a capire quale fosse la risposta esatta. Sbagliavano ripetutamente, ricevendo scosse invece di premi. Si trovavano in una condizione di ambiguità insostenibile.

Le Conseguenze dell'Ambiguità Prolungata

Quello che Pavlov osservò fu sorprendente: di fronte a questa ambiguità sperimentale indotta, i cani cominciarono a sviluppare reazioni emotive intense e durature.

Alcuni mostravano sintomi di tipo depressivo: isolamento, riduzione dell'attività, minore partecipazione, malinconia. Altri invece manifestavano aggressività, diretta verso gli altri cani, verso la gabbia, o persino verso se stessi.

L'impossibilità di scegliere di fronte a stimoli ambigui, l'esperienza ripetuta di essere puniti nonostante il tentativo di dare la risposta giusta, generava un disagio profondo e pervasivo.

Non erano semplicemente confusi. Erano emotivamente destabilizzati da una situazione in cui le regole del gioco non erano più chiare, in cui ogni scelta poteva essere quella sbagliata.

Dalla Gabbia di Pavlov alla Vita Quotidiana

Si potrebbe pensare che questa sia solo una curiosità storica della psicologia sperimentale, per quanto crudele. Ma la verità è che situazioni analoghe si verificano costantemente nella vita di chiunque.

Quante volte ci si trova di fronte a istruzioni contraddittorie? Quante volte non si comprendono le aspettative delle persone attorno – familiari, colleghi, superiori? Quante volte si ricevono messaggi ambigui, informazioni che "potrebbero sembrare una cosa ma potrebbero sembrare anche l'altra"?

E come i cani nell'esperimento, si è costretti a scegliere comunque. Si deve dare una risposta, prendere una decisione, agire. Spesso proprio per evitare una "punizione": una sfuriata, una reazione aggressiva, una nota di biasimo.

L'Ambiguità in Famiglia

Nell'ambito familiare, queste situazioni sono frequentissime, soprattutto nella dinamica genitori-figli.

I figli non riescono a comprendere cosa desiderano i genitori. I genitori non riescono a comprendere cosa desiderano i figli. Le aspettative rimangono implicite, date per scontate, mai veramente esplicitate. Le richieste sono formulate in modo vago: "comportati bene", "sii responsabile", "cresci" – ma cosa significano concretamente queste espressioni?

Quando poi il figlio agisce, magari in buona fede cercando di fare "la cosa giusta", può scoprire di aver sbagliato. Di aver deluso aspettative che non sapeva di dover soddisfare. Di essere stato, in un certo senso, "punito" per aver dato la risposta sbagliata a una domanda mai formulata chiaramente.

Il risultato? Spesso reazioni che lasciano sbalorditi: aggressività improvvisa, chiusura, isolamento. Come i cani di Pavlov di fronte al cerchio-che-diventa-ellisse, la persona sottoposta a messaggi ambigui sviluppa reazioni emotive intense.

L'Ambiguità sul Lavoro

Nell'ambito professionale, la dinamica è identica. Un superiore dà istruzioni poco chiare, informazioni contraddittorie su un progetto. Il dipendente cerca di interpretarle al meglio delle proprie capacità, fa delle scelte, procede.

Ma poi scopre di aver "sbagliato" – non perché abbia fatto qualcosa di oggettivamente errato, ma perché le aspettative non erano state comunicate chiaramente. Aveva scelto il cerchio quando si aspettavano l'ellisse. O viceversa. O forse era proprio quella zona ambigua tra cerchio ed ellisse, dove qualsiasi scelta sarebbe stata comunque "sbagliata".

Ripetute nel tempo, queste esperienze di ambiguità non risolta portano a stati d'animo tipici del burnout professionale: isolamento, malinconia, scontrosità, irritabilità. Non si sta più bene dove si è, non tanto per il carico di lavoro in sé, ma per l'impossibilità di capire cosa effettivamente ci si aspetta.

Il Costo Psicologico dell'Ambiguità

Quello che l'esperimento di Pavlov ci insegna è che l'ambiguità prolungata ha un costo psicologico molto alto. Non è solo questione di confusione momentanea o di piccoli malintesi facilmente risolvibili.

Quando non si riesce a decodificare i messaggi che arrivano, quando le aspettative rimangono oscure, quando le istruzioni sono contraddittorie, si entra in una condizione di stress cronico che può manifestarsi in due direzioni:

  1. Verso l'interno: isolamento, ritiro, depressione, senso di impotenza

  2. Verso l'esterno: irritabilità, aggressività, reattività esagerata

Sono meccanismi di difesa di fronte a una situazione percepita come ingestibile. Se non si può capire quali siano le "regole del gioco", diventa impossibile giocare bene. E questa impossibilità genera frustrazione profonda.

La Via d'Uscita: Chiarire l'Ambiguità

La buona notizia è che, a differenza dei cani nell'esperimento di Pavlov, chi si trova in situazioni ambigue ha una risorsa fondamentale: la capacità di comunicare attivamente per ridurre l'ambiguità.

Alcune strategie concrete:

1. Richiedere Chiarimenti

Quando si riceve un'istruzione poco chiara, una richiesta ambigua, è legittimo – anzi, necessario – chiedere ulteriori informazioni. "Cosa intendi esattamente con...?", "Quali sono le tue aspettative specifiche riguardo a...?", "Puoi darmi un esempio concreto di ciò che ti aspetti?"

2. Verificare la Propria Comprensione

Riformulare con parole proprie ciò che si è compreso e chiedere conferma: "Se ho capito bene, mi stai chiedendo di... È corretto?" Questo permette di individuare eventuali fraintendimenti prima che si trasformino in "errori" puniti.

3. Esplicitare le Proprie Interpretazioni

Di fronte a messaggi ambigui, rendere esplicite le proprie interpretazioni possibili: "Potrei interpretare questa richiesta in due modi diversi: ... oppure ... Quale delle due corrisponde meglio a ciò che hai in mente?"

4. Negoziare le Aspettative

Soprattutto nelle relazioni continuative (familiari, professionali), dedicare tempo a esplicitare reciprocamente le aspettative, anche quelle che sembrano "ovvie". Spesso quello che è ovvio per uno non lo è affatto per l'altro.

La Responsabilità di Chi Comunica

Ma c'è anche un'altra lezione importante dall'esperimento di Pavlov: chi si trova in posizione di potere (genitori, superiori, chiunque formuli richieste ad altri) ha la responsabilità di comunicare in modo chiaro.

Non si può pretendere che le persone indovinino aspettative implicite, che interpretino correttamente messaggi ambigui, che scelgano "giusto" quando le opzioni sono deliberatamente rese indistinguibili.

Comunicare chiaramente non è un optional, è un dovere etico. Significa:

  • Formulare richieste specifiche, non vaghe

  • Esplicitare le aspettative invece di darle per scontate

  • Verificare che il messaggio sia stato compreso come inteso

  • Evitare contraddizioni tra ciò che si dice e ciò che si fa

  • Accettare domande di chiarimento senza considerarle segno di incompetenza

Conclusione: Uscire dalla Zona Grigia

L'esperimento di Pavlov ci mostra che le informazioni contraddittorie e l'ambiguità comunicativa non sono eccezioni rare, ma situazioni frequenti che possono avere conseguenze emotive significative.

I cani di Pavlov non avevano scelta: erano costretti a tentare di discriminare tra forme deliberatamente rese indistinguibili, e pagavano il prezzo dell'errore con scosse elettriche. Chi vive situazioni analoghe nella propria quotidianità ha però una possibilità che quei cani non avevano: può cercare attivamente di ridurre l'ambiguità attraverso la comunicazione.

La prossima volta che ci si trova di fronte a istruzioni poco chiare, aspettative implicite, messaggi ambigui, può essere utile ricordare i cani tra cerchio ed ellisse. E chiedersi: "Sono in una zona grigia dove qualsiasi scelta potrebbe essere 'sbagliata'? Posso fare qualcosa per chiarire la situazione prima di agire?"

Perché molto del disagio emotivo – isolamento, irritabilità, senso di inadeguatezza – che si sperimenta in famiglia, al lavoro, nelle relazioni, potrebbe essere evitato se si riuscisse a comunicare con maggiore chiarezza. Da entrambe le parti.

In quali situazioni della propria vita si sperimenta questa ambiguità paralizzante? E cosa si può fare concretamente per uscirne?

Bibliografia

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