Che cos'è la Psicoterapia Interazionista?

Viviamo in un'epoca in cui ogni difficoltà emotiva rischia di trasformarsi in una diagnosi, ogni comportamento atipico in un sintomo, ogni sofferenza in una patologia da medicalizzare. Ma esiste un approccio radicalmente diverso, che negli ultimi decenni ha rivoluzionato il modo di concepire la psicoterapia: l'approccio interazionista. Nato dall'incontro tra filosofia, sociologia, antropologia e scienze cognitive, questo orientamento parte da un'intuizione potente quanto provocatoria: non esistono "malati mentali" da guarire, ma persone che costruiscono attivamente significati e interpretazioni della realtà che si rivelano disfunzionali. Il problema non sta in un presunto "organo psichico" danneggiato, ma nel modo in cui usiamo il linguaggio, le narrazioni e le interazioni sociali per dare senso alla nostra esperienza. In questo articolo esploreremo come la psicoterapia interazionista trasformi il terapeuta da "esperto che diagnostica malattie" a "facilitatore di nuovi significati", e come questo cambio di prospettiva possa aprire possibilità inedite di cambiamento e trasformazione personale.

PSICOLOGIA

Francesco Gardona

10/13/20254 min leggere

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Quando la Realtà È una Costruzione Condivisa

Immaginate di trovarvi di fronte a una persona che soffre, che porta con sé un disagio profondo. L'approccio tradizionale direbbe: "Qual è la sua malattia? Quale trauma l'ha causata? Come possiamo curarla?". Ma cosa succederebbe se cambiassimo completamente prospettiva e ci chiedessimo invece: "Come costruisce questa persona la sua realtà? Quali significati attribuisce alle sue esperienze?"

Questo cambio di paradigma è al cuore della psicoterapia interazionista, un approccio che negli ultimi decenni ha rivoluzionato il modo di concepire il disagio psicologico e l'intervento terapeutico.

Oltre il Modello Medico: Non Malati, Ma Costruttori di Significato

La psicoterapia interazionista parte da un presupposto radicale: i problemi psicologici non sono "malattie" da curare, ma modi di costruire e interpretare la realtà che si rivelano disfunzionali. Non esistono pazienti da "guarire", ma persone che hanno bisogno di modificare il sistema di significati attraverso cui percepiscono sé stesse, gli altri e il mondo.

Pensateci: quando diciamo che "l'economia è malata" non intendiamo che esista un organo economico affetto da una patologia reale. Usiamo una metafora. Eppure, quando parliamo di disagio psicologico, spesso prendiamo questa metafora alla lettera, trasformando differenze, difficoltà e comportamenti atipici in "sintomi" di presunte "malattie mentali".

Come Costruiamo la Nostra Realtà

Secondo l'approccio interazionista, ogni persona costruisce attivamente la propria esperienza attraverso l'interazione sociale, il linguaggio e i significati che attribuisce agli eventi. Non siamo spettatori passivi di una realtà oggettiva, ma autori attivi delle nostre storie.

Questo significa che:

  • Generiamo attivamente le nostre esperienze, anche quelle spiacevoli, spesso replicandole proprio attraverso i comportamenti con cui cerchiamo di evitarle

  • Agiamo sulla base dei significati che attribuiamo agli eventi, non sempre consapevoli di come questi significati si formino

  • La nostra autobiografia è una narrazione, non una cronaca fedele: sono le storie che raccontiamo a noi stessi a creare la nostra identità, non i fatti "oggettivi"

La Terapia Come Danza Dialogica

Se il problema non è una malattia da diagnosticare, la terapia non può essere una cura standardizzata. Diventa invece un processo dialogico, una "danza interattiva" tra terapeuta e persona in terapia.

Il terapeuta interazionista non si pone come esperto che sa cosa è giusto o sbagliato, normale o patologico. Il suo compito è aiutare la persona a osservare le proprie modalità di costruzione della realtà da prospettive diverse, come se fosse un osservatore esterno di sé stessa.

È un po' come avere qualcuno che vi aiuta a vedere che state cercando di uscire da una stanza spingendo una porta che invece va tirata: il problema non è nella porta (non è "malata"), né in voi (non siete "malati"), ma nel modo in cui state interpretando e affrontando la situazione.

Il Potere Trasformativo del Linguaggio

Uno degli aspetti più affascinanti di questo approccio è l'attenzione al linguaggio. Gli interazionisti sostengono che "dire è fare" e "fare è dire": il modo in cui parliamo di noi stessi e delle nostre esperienze non è una semplice descrizione, ma crea attivamente la nostra realtà.

Cambiare il linguaggio, le narrazioni, i generi narrativi attraverso cui raccontiamo la nostra storia significa cambiare concretamente la nostra esperienza. Il terapeuta diventa un esperto dei processi linguistici e narrativi, capace di guidare la persona verso riformulazioni più funzionali della propria esperienza.

Guardare Avanti, Non Solo Indietro

A differenza di molti approcci tradizionali ossessionati dalla ricerca delle cause nel passato, la psicoterapia interazionista guarda principalmente al futuro. Ciò che conta non è tanto "perché sei diventato così" quanto "come puoi cambiare il modo in cui anticipi e costrui gli eventi futuri".

Le nostre anticipazioni, infatti, hanno un effetto retroattivo sul presente: modificando come immaginiamo e interpretiamo ciò che accadrà, trasformiamo concretamente il nostro modo di essere e agire oggi.

Una Rivoluzione Culturale

Nata dall'incontro tra filosofia, sociologia, antropologia, cibernetica e psicologia, la psicoterapia interazionista rappresenta più di una tecnica terapeutica: è una vera rivoluzione culturale nel modo di concepire la persona, il disagio e il cambiamento.

In Italia, questo approccio ha trovato terreno fertile dagli anni '80, con le scuole di Padova e Mestre che hanno formato generazioni di terapeuti capaci di pensare e agire "fuori dagli schemi" del tradizionale modello medico-psichiatrico.

Conclusione: Autori della Propria Storia

Forse il messaggio più potente della psicoterapia interazionista è questo: non siamo vittime passive di malattie, traumi o condizionamenti. Siamo autori attivi delle nostre storie, costruttori di significati, capaci di cambiare il nostro modo di percepire e agire nel mondo.

E se le storie che ci raccontiamo non ci piacciono più, se i significati che attribuiamo alle cose ci fanno soffrire, possiamo riscriverli. Non da soli, forse, ma in quella danza dialogica che è la terapia: uno spazio in cui scoprire che la realtà che viviamo non è l'unica possibile.

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