Il Potere della Memoria: Teorie, Modelli e Applicazioni Pratiche

Questo articolo esplora i principali modelli e teorie della memoria, offrendo una panoramica completa su come le informazioni vengono acquisite, archiviate e recuperate nel cervello umano. Dalla pionieristica ricerca di Ebbinghaus sulla memorizzazione meccanica, passando per le intuizioni di Bartlett sui processi di rielaborazione attiva, fino al modello modale di Atkinson e Shiffrin, vengono analizzati i meccanismi che regolano la memoria sensoriale, a breve e a lungo termine. Inoltre, si discute la teoria della profondità di elaborazione di Craik e Lockhart, che propone un’alternativa alla visione tradizionale della memoria, sottolineando l’importanza della qualità dell’elaborazione delle informazioni. Il testo esamina come queste teorie non solo abbiano contribuito alla comprensione scientifica della memoria, ma anche alle applicazioni pratiche nel miglioramento delle strategie di apprendimento e ritenzione delle informazioni.

PSICOLOGIA GENERALE

Francesco Gardona

9/3/20247 min leggere

INTRODUZIONE

La memoria è un costrutto psicologico collegato percettivamente alla neocorteccia e a complicati processi di acquisizione, archiviazione e recupero di informazioni. Il contenuto recuperato è quindi una rielaborazione piuttosto che una fedele e precisa rievocazione dell'informazione originale.

SINTESI DEI PRINCIPALI AUTORI E TEORIE DI RIFERIMENTO

Ebbinghaus (1850-1909) ha condotto i primi esperimenti di memorizzazione di sillabe senza senso a un ritmo costante (150 sillabe al minuto) per ridurre gli effetti dovuti all'interesse al significato al fine di valutare i tempi di ritenzione e la facilità di recupero nel tempo delle informazioni acquisite. Ciò ha portato alla formulazione storica delle teorie della memoria: più è lunga la lista e più è necessario un numero di ripetizioni.. Nel 1932, Bartlett (1954) ha sottolineato le strategie attive di rielaborazione delle informazioni nel suo approccio strutturalista. Ha scoperto come la rievocazione delle narrazioni tradizionali di una tribù indiana nordamericana da parte di soggetti di cultura occidentalizzata fosse influenzata dai propri schemi culturali e mostrava alterazioni, omissioni e distorsioni. Nel campo della psicologia cognitivista (Neisser, 1967), il modello modale o del "multi magazzino" di Atkinson e Shiffrin (1968) è stato uno dei contributi più significativi. Questo modello divide la memoria in tre magazzini, ognuno con una propria capacità di ritenzione e contenuto diverso.

IL MODELLO MODALE DI ATKINSON E SHIFFRIN

Il primo magazzino è composto dalla memoria sensoriale, anche noto come "registro sensoriale", che interagisce con gli stimoli esterni attraverso i sensi e ha una durata di memorizzazione molto breve (da 0,5 a 2 secondi). Si divide a sua volta in memoria ionica per gli stimoli visivi e memoria ecoica per gli stimoli uditivi, olfattivi e tattili gustativi. Inoltre, la memoria sensoriale è pre-attentiva e può copiare letteralmente lo stimolo esterno senza fare rielaborazioni. Sono stati condotti esperimenti per esaminarlo: cercando di determinare quanti elementi visivi potevano essere richiamati dalla memoria ionica in un breve periodo di tempo, Sperling (1960) ha utilizzato un metodo noto come "resoconto totale". Il compito consisteva nel dare ai partecipanti un quadrato di dodici lettere composto da tre righe e quattro colonne per 50 millisecondi e quindi chiedere loro di riportare quante più lettere riuscivano a ricordare. I partecipanti all'esperimento riuscirono in media a riportare quattro lettere, anche se hanno affermato di aver visto tutte le dodici lettere. Secondo Sperling, la matrice non persiste abbastanza per essere ripetuta in un periodo così breve. In seguito, ha ripetuto l'esperimento utilizzando un metodo noto come "resoconto parziale", in cui i partecipanti sono stati invitati a ripetere quante più lettere dalla riga indicata da un segnale acustico specifico. Il numero di lettere rievocate dipendeva dall'intervallo tra la presentazione della matrice e l'emissione del segnale acustico; se il segnale veniva emesso immediatamente dopo la presenza della tabella, i partecipanti ricordavano tutte e quattro le lettere della riga con la massima precisione; se il segnale era ritardato e l'intervallo aumentava, le lettere nominate diminuivano proporzionalmente, evidenziando un peggioramento della prestazione. Queste ricerche hanno portato Sperling a sostenere l'esistenza di un sistema sensoriale ad elevata capacità e al rapido decadimento in cui l'informazione è codificata nella stessa forma dello stimolo iniziale.

Il secondo magazzino è la memoria a breve termine con una capienza limitata, dove le informazioni rimangono per circa 30 secondi o meno. L'esperimento dello "span di cifre" di Ebbinghaus ha dimostrato che, dopo aver ascoltato una lista di sillabe, era possibile ricordare in media 7 elementi dalla memoria a breve termine. L'esperimento è stato poi approfondito da Miller (1956) e afferma che la memoria a breve termine può trattenere dai 5 ai 9 elementi: Proprio perché gli elementi o raggruppamenti di elementi chiamati "chunks" (cioè sillabe terne, sigle e parole trattenute) erano generalmente 7 o più o meno due, egli definì questa quantità come il magico numero 7 (più o meno due). La velocità di recupero dipende dal numero di informazioni, poiché la velocità di recupero aumenta con meno informazioni; Si impiega più tempo a memorizzare e recuperare molte informazioni. Pertanto, la memoria a breve termine mantiene attivo materiale già parzialmente elaborato. Se i contenuti vengono ripetuti più volte, possono passare dalla memoria sensoriale a quella breve termine.

La memoria a lungo termine è il terzo magazzino in un sistema mnestico che archivia continuamente un gran numero di informazioni. Poiché la perdita di informazioni avviene per interferenza o perché l'oblio può essere solo apparente, ha una comprensione ampia e potrebbe essere illimitata: ciò è dovuto ai problemi di accesso alle informazioni. Al suo interno, vengono distinte due categorie distinte di elaborazione mnemonica: quella dichiarativa (o fattuale) che crea ricordi di fatti e eventi di persone che possono essere espressi verbalmente, mentre quella procedurale (o non dichiarativa) coinvolge diversi tipi di apprendimento come abilità emotive o condizionamento e produce ricordi che non possono essere espressi verbalmente.

La struttura dell'ippocampo è correlata alla memoria a breve termine, mentre la struttura della neocorteccia è correlata alla memoria a lungo termine. Il modello modale di Atkinson e Shiffrin ha fornito una spiegazione approfondita e completa dei processi di memoria. Tuttavia, il modello formalizza troppo il processo di memoria e, in particolare, presuppone che il passaggio da un magazzino all'altro avvenga attraverso la ripetizione, una modalità meccanica e passiva.

TEORIA DELLA PROFONDITÀ DI ELABORAZIONE DI CRAIK E LOCKHART

Un'alternativa al modello modale di Atkinson e Shiffrin è la teoria della "profondità di elaborazione" o "profondità della codifica" di Craik e Lockhart. Molte teorie cercano di capire in che modo il ricordo può rimanere nel cervello e quali condizioni facilitano il memorizzazione del contenuto. Sebbene la teoria di Craik e Lockhart richieda condizioni aggiuntive, Atkinson e Shiffrin pensano che la ripetizione sia la risposta.Se un'informazione nuova è collegata a quelle già acquisite, è emotivamente significativa, è ben organizzata, chiara e ordinata, allora passerà facilmente e velocemente alla Memoria a Lungo Termine senza la necessità di ripetizioni, ma semplicemente grazie alle sue caratteristiche strutturali. A questo proposito, Craik e Tulving hanno compiuto un esperimento a sostegno di questa tesi: hanno presentato ai soggetti tre tipi di compito:

1. Un compito Ortografico, nel quale si mostrava una parola e si chiedeva se fosse scritta in maiuscolo;

2. Un compito Fonetico, nel quale si mostrava una parola e si chiedeva con che parola potesse fare rima;

3. Un compito Semantico, nel quale erano mostrate delle parole e in seguito, si chiedeva ai partecipanti se un’altra parola potesse essere collegata a livello di significato alla parola precedentemente mostrata;

Tutti i partecipanti all'esperimento hanno subito un compito di riconoscimento in una fase successiva: Hanno visto varie parole e hanno chiesto quale di queste aveva già incontrato nei compiti precedenti.

I partecipanti riconoscevano maggiormente le parole nel compito semantico perché questo compito richiede un'elaborazione più approfondita, che non si limita alla forma o al suono della parola, ma anche alla sua approfondita comprensione e significato. A causa di ciò, il compito semantico attiva processi di elaborazione dello stimolo più complessi e più profondi. Grazie a questo processo, lo stimolo viene memorizzato meglio.

Per concludere, il contenuto non può essere memorizzato se non viene accuratamente elaborato e rielaborato. Questo perché solo le conoscenze che sono state esaminate, riorganizzate, strutturate in modo organico e integrate con il proprio patrimonio culturale possono essere facilmente ricordate.

AMBITI APPLICATIVI

AMBITO SCOLASTICO: La nozione di memoria è strettamente correlata alla psicologia scolastica e alla metodologia di studio: In effetti, il modello Modale di Atkinson e Shiffrin suggerisce di memorizzare ripetutamente i contenuti da studiare, il che porta alla transizione dalla Memoria a Breve Termine alla Memoria a Lungo Termine. D'altra parte, le osservazioni di Craik e Tulving suggeriscono di approfondire i contenuti, organizzarli in modo gerarchico, ordinarli, integrarli con conoscenze precedenti, rielaborarli e connotarli emotivamente, per ottenere una memorizzazione a lungo termine in modo meno meccanico e passivo rispetto alla semplice ripetizione. Inoltre, esistono mnemotecniche specifiche per la memorizzazione di nomi, liste di elementi, date storiche, volti e parole: un esempio, è la tecnica dei Loci di Cicerone consente di ricordare discorsi suddividendoli in porzioni e collocandone ciascuna, nella propria immaginazione, in stanze o tappe di luoghi familiari e conosciuti: percorrendo idealmente il tragitto, si raccoglie in ogni tappa la porzione di discorso collocata.

AMBITO LAVORATIVO: La conservazione in memoria del materiale di studio riguarda non solo gli individui in età evolutiva, ma anche gli adulti, poiché è parte integrante del processo di apprendimento a lungo termine; ciò implica che le persone devono continuare ad aggiornare le proprie conoscenze e competenze durante tutta la vita professionale.

AMBITO BIOPSICOLOGICO: Infine, un’ulteriore applicazione della memoria è la neuropsicologia che studia le funzioni cognitive, le valuta attraverso strumenti psicometrici, predispone percorsi di riabilitazione per deficit di memoria dovuti al deterioramento, a traumi o lesioni cerebrali. I deficit di memoria possono essere retrogradi, quando la persona non ricorda quanto è avvenuto prima dell’incidente, o anterogradi, quando l’individuo non ricorda i momenti successivi, o comunque vi è l’incapacità di stabilire nuovi ricordi. Attraverso appositi “Memory training” è possibile recuperare parzialmente o totalmente i deficit o quantomeno organizzare le proprie abitudini così da minimizzare l’impatto delle amnesie sulla propria quotidianità

CONCLUSIONI

La memoria è un affascinante e complesso costrutto psicologico che coinvolge molteplici processi di acquisizione, archiviazione e recupero delle informazioni. Come abbiamo visto, i principali modelli e teorie offrono diverse prospettive su come funzionano questi meccanismi. Dall'approccio sperimentale di Ebbinghaus alla teoria della profondità di elaborazione di Craik e Lockhart, emerge chiaramente che la memoria non è un semplice deposito di informazioni, ma un sistema dinamico influenzato dalla qualità e dalla profondità dell'elaborazione degli stimoli. Comprendere questi processi è fondamentale non solo per la psicologia, ma anche per migliorare le nostre strategie di apprendimento e ritenzione. In ultima analisi, il modo in cui organizziamo, colleghiamo e rielaboriamo le informazioni determina quanto profondamente esse saranno radicate nella nostra memoria e, quindi, quanto efficacemente potremo richiamarle nel tempo.

BIBLIOGRAFIA

Atkinson, R. C., & Shiffrin, R. M. (1968). Human memory: A proposed system and its control processes. In K. W. Spence & J. T. Spence (Eds.), The psychology of learning and motivation: Advances in research and theory (Vol. 2, pp. 89-195). Academic Press.

Bartlett, F. C. (1932). Remembering: A study in experimental and social psychology. Cambridge University Press.

Craik, F. I. M., & Lockhart, R. S. (1972). Levels of processing: A framework for memory research. Journal of Verbal Learning and Verbal Behavior, 11(6), 671-684. https://doi.org/10.1016/S0022-5371(72)80001-X

Craik, F. I. M., & Tulving, E. (1975). Depth of processing and the retention of words in episodic memory. Journal of Experimental Psychology: General, 104(3), 268-294. https://doi.org/10.1037/0096-3445.104.3.268

Ebbinghaus, H. (1885). Über das Gedächtnis: Untersuchungen zur experimentellen Psychologie. Duncker & Humblot.

Miller, G. A. (1956). The magical number seven, plus or minus two: Some limits on our capacity for processing information. Psychological Review, 63(2), 81-97. https://doi.org/10.1037/h0043158

Neisser, U. (1967). Cognitive psychology. Appleton-Century-Crofts.

Sperling, G. (1960). The information available in brief visual presentations. Psychological Monographs: General and Applied, 74(11), 1-29. https://doi.org/10.1037/h0093759

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